2023
2021
2021
«Chiamate, vi prego, il mondo "la valle del fare anima"»: a queste parole del poeta John Keats si ispirò James Hillman quando, negli anni Settanta, rivoluzionò i dogmi della psicologia e della psicoterapia junghiana con la sua "psicologia archetipica". Da lui stesso definita "movimento culturale", questa "re-animazione" della psicologia analitica intendeva oltrepassare l'ambito degli studi clinici e i modelli scientifici per collocarsi più diffusamente nel solco della cultura dell'immaginazione occidentale, tessendo legami con le arti e la storia della società. Ma a differenza delle principali psicologie del XX secolo, che hanno le loro fonti - la lingua tedesca e la Weltanschauung monoteistica ebraico protestante - nell'Europa del Nord, la revisione di Hillman ha origine in quel Sud, in quel mondo mediterraneo che, oltre a essere luogo geografico, culturale, etnico, è anche luogo simbolico, con le sue immagini e i suoi riferimenti, la sua umanità sensuale e concreta, i suoi dei e i loro miti, le cui metafore sono i principali veicoli espressivi degli archetipi, le forme primordiali e irriducibili della psiche.
“Dal saggio introduttivo di Silvia Ronchey”
2021
Questo libro postumo racchiude l’estremo pensiero di James Hillman. Non è solo la summa e l’ultimo approdo della riflessione sull’immagine che fin dall’inizio sostanzia la sua idea di anima e tutta la sua psicologia. È anche il testamento, etico e politico, che uno dei massimi pensatori del Novecento ha voluto strenuamente concludere sul letto di morte, restando pensante sino alla soglia finale dell’intelletto, dell’introspezione, della biologia stessa. Vi ha depositato l’ultima immagine, appunto, di sé e del suo sistema psicologico e filosofico. Fin dal pensiero del suo maestro Jung — ma anche del platonismo antico e rinascimentale o dell’islam sufi di Corbin — l’immagine è la materia di cui è fatta l’anima individuale. È allora proprio curando il nostro modo di guardare un’immagine che Hillman ci consegna una nuova terapia dei mali che oggi sempre più affliggono l’anima collettiva. Una Via Verde, immanente alla psiche, per salvare la Terra dalla catastrofe ecologica. Un ritorno alla “Grecia psichica”, al suo principio di laicità, di “inappartenenza”, di tolleranza, contro ogni fondamentalismo. Una riscoperta del “genio femminile”, l’importanza del nuovo e antico potere della donna, del suo ruolo nella composizione dei conflitti psichici, e quindi politici, dinanzi alla “caduta” della civiltà occidentale e alla crisi endemica delle sue economie. È nel settembre 2008, lo stesso mese e anno del crollo di Wall Street, che si svolge il “primo tempo” di questo dialogo con Silvia Ronchey, ispirato dalle immagini dei mosaici di Ravenna. Il suo “secondo tempo”, consumato in punto di morte nell’ottobre 2011, esattamente dieci anni fa, affida all’umanità del terzo millennio un insegnamento reso con la tenacia e la determinazione di un moderno Socrate, a testimoniare quella verità che si scorge ed esprime solo imparando a fermare lo sguardo, per cercare dentro ogni immagine l’ultima immagine. «Come posso io, mentre sto morendo, parlare di immagini, o dell’immagine,o di una immagine come rivelazione di verità? che cosa sanno le immagini? che cosa non sanno? perché vengono a noi?»
Il segreto dell’immagine, una nuova psicologia per curare la nostra anima e quella del mondo, la sfida del pensiero al dolore e alla morte. Il testamento di James Hillman nel suo rivoluzionario libro postumo.
2021
This study reconstructs Hypatia’s existential and intellectual life and her modern Nachleben through a reception-oriented and interdisciplinary approach. Unlike previous publications on thesubject, Hypatia explores all available ancient and medieval sources as well as the history of the reception of the figure of Hypatia in later history, literature, and arts in order to illuminate the ideological transformations/deformations of her story throughout the centuries and recover “the true story”. The intentionally provocative title relates to the contemporary historiographical notion of “false” or “fake history”, as does the overall conceptual and methodological treatment. Through this reception-oriented approach, this study suggests a new reading of the ancient sources that demonstrates the intrinsically political nature of the murder of Hypatia, caused by the phtonos (violent envy) of the Christian bishop Cyril of Alexandria.
2019
Starting from a comparison between the voices of some late antique witnesses, such as Libanius and Eunapius, and the edict issued by Mullah Omar in 2001, the author argues 1) the archicidium – that is, the destruction of statues and temples by extremist religious groups – is not new to history; 2) the attack on the global cultural heritage that ISIL is carrying out today cannot be attributed to an iconoclastic matrix, that is, a fundamental hostility to the image intrinsic to the Islamic religion and theology. The conclusion is that the archicidium has nothing to do with iconoclasm, but with the vandalising, brutal intention to eliminate the symbols of a past political order.
2019
2019
“Ancora oggi l’aggettivo ‘bizantino’ viene applicato spregiativamente alle perversioni della politica. Questo libro intende affrancare il bizantinismo dalla mistificazione e dal luogo comune, proponendosi di far emergere il senso del millenario esperimento di Bisanzio nella storia dell’idea di Stato. La basileia di Costantinopoli, superpotenza del medioevo mediterraneo, fu uno stato laico, amministrato secondo il diritto romano da un’élite multietnica, colta e cosmopolita. I documenti dell’esperienza statale di Bisanzio sono un inestimabile vademecum di cultura politica. E la lunga ombra di Bisanzio continua a estendersi sulle vicende contemporanee. Le zone di incandescenza e le faglie d’attrito del nuovo secolo, dai Balcani al Mar Nero, dal Caucaso al Kurdistan, appartengono non a caso al territorio che dall’impero multietnico della Seconda Roma passò a quello della Terza Roma, Mosca: all’impero zarista e poi sovietico. Mancava nel panorama editoriale italiano un libro impostato secondo gli standard della moderna storiografia, intellettualmente avvincente ma compatto e funzionale alle esigenze di chi studia, e che fornisca anzitutto una descrizione sincronica, chiara ed efficace, delle idee evolutive dello stato bizantino. A questa esigenza intende rispondere il libro di Silvia Ronchey, articolato in tre sezioni, l’ultima delle quali dedicata all’influsso che le forme ideologiche e le funzioni organizzative del mondo bizantino hanno prodotto nei secoli successivi.” (Dalla quarta di copertina)